Come aprire una cantina vinicola con successo

Aprire una cantina vinicola può essere un sogno che si realizza per gli appassionati di vino, ma è anche un'impresa complessa che richiede una pianificazione accurata e una gestione efficace. In questo articolo, esploreremo i passaggi fondamentali per avviare una cantina vinicola di successo, dall'acquisto del terreno alla promozione del tuo marchio.

Scegli la giusta posizione

●     Valuta il terreno

La scelta del terreno è cruciale per la qualità delle uve e del vino prodotto. Considera fattori come il clima, il terreno, l'esposizione al sole e l'accessibilità dell'acqua.

●     Vicinanza ai mercati

La vicinanza ai mercati può facilitare la distribuzione e la vendita del vino, oltre a rendere più semplice l'attrazione di visitatori e turisti.

●     Analizza la concorrenza

Esamina la presenza di altre cantine nella zona e valuta se la tua proposta avrà un vantaggio competitivo.

Pianifica l'investimento

●     Stima dei costi

Calcola i costi iniziali per l'acquisto del terreno, la costruzione delle strutture, l'acquisto di attrezzature e la formazione del personale. Includi anche i costi operativi ricorrenti.

●     Finanziamenti

Esplora le opzioni di finanziamento disponibili, come prestiti bancari, sovvenzioni governative o investitori privati.

●     Business plan

Elabora un business plan dettagliato che includa obiettivi a breve e lungo termine, strategie di marketing e previsioni di vendita.

Scegli le varietà di uva

●     Adattabilità al terreno e al clima

Scegli varietà di uva che si adattino alle caratteristiche del terreno e al clima della tua regione.

●     Popolarità sul mercato

Considera le preferenze dei consumatori e le tendenze del mercato nella scelta delle varietà di uva da coltivare.

●     Diversificazione

Coltivare diverse varietà di uva può aiutare a diversificare la tua offerta e a ridurre i rischi legati a malattie o condizioni climatiche avverse.

Costruisci e gestisci la cantina

●     Strutture e attrezzature

Progetta e costruisci le strutture necessarie per la produzione, l'invecchiamento e la conservazione del vino, oltre agli spazi per la vendita e l'accoglienza dei visitatori.

●     Personale qualificato

Assumi personale qualificato, come enologi ed esperti di viticoltura, per garantire la qualità del vino e la gestione efficace della cantina.

●     Normative e licenze

Informarsi sulle normative locali e nazionali relative alla produzione e vendita di vino e ottenere tutte le licenze necessarie.

Promuovi il tuo marchio

●     Strategia di marketing

Sviluppa una strategia di marketing efficace che promuova il tuo marchio e i tuoi prodotti. Utilizza canali online e offline, come social media, siti web, degustazioni, eventi e collaborazioni con ristoranti e negozi di vini.

●     Packaging e design

Cura il packaging e il design delle etichette per riflettere l'identità del tuo marchio e attirare l'attenzione dei consumatori.

●     Turismo enogastronomico

Sfrutta il turismo enogastronomico offrendo visite guidate della cantina, degustazioni e eventi speciali. Questo può aiutare a promuovere il tuo marchio e a stabilire relazioni durature con i clienti.

●     Collaborazioni e partnership

Collabora con altre aziende del settore, come ristoranti, enoteche e tour operator, per promuovere il tuo vino e ampliare la tua rete di contatti.

Gestisci la tua Partita IVA in modo ottimale

La corretta gestione degli adempimenti fiscali legati alla Partita IVA richiede molta attenzione e l’impiego di tempo per poter essere sempre in regola con le scadenze, le dichiarazioni e le tempistiche dei pagamenti all’agenzia delle entrate.

Per farti risparmiare tempo e dedicarti in pieno ai tuoi progetti sono nati diversi servizi online come ad esempio Fiscozen che, grazie ad un commercialista dedicato in grado di rispondere ad ogni tua domanda fiscale, ad esempio quando devi fare la dichiarazione intrastat, può aiutarti a gestire al meglio la tua Partita IVA . Puoi ricevere la tua consulenza gratuita e senza impegno da parte di un esperto che saprà rispondere ad ogni tuo dubbio.

Birre inglesi: qual è la tradizione birraia d’Albione?

Il titolo di questo articolo ci riporta indietro nel tempo, difatti è proprio con il termine Albione che veniva anticamente chiamata la Gran Bretagna. Ad oggi sappiamo che gli antichi inglesi cominciarono a produrre malto e birra nello stesso periodo degli Egizi, circa nel 5000 a.C.

Ma qual è, quindi, la loro tradizione?

La storia della birra inglese

All’inizio, gli inglesi aromatizzavano le loro birre in diversi modi: con il miele, ad esempio, ma anche utilizzando bacche ed erbe aromatiche, per non parlare del fatto che furono tra i primi a scoprire l’essiccazione del grano nei forni. Nonostante la lunga storia che c’è sull’antica produzione della birra inglese, all’epoca e per molto tempo questa era affidata alle donne che la vendevano fuori porta cosicché le entrate della casa potessero aumentare. Soltanto dopo tempo divenne un mestiere anche per gli uomini.

Un’altra particolare curiosità, a proposito delle birre inglesi, risale al modo in cui esse vengono tutt’ora chiamate. Mentre nel resto del mondo si sceglie un vero e proprio nome, in Inghilterra sono gli aggettivi che ne descrivono il gusto a dargli il nome. Per intenderci, una birra dal nome “Bitter” è più amara di una dal nome “Mind”, che si presenta invece più dolce.

Ale & Beer: Due tipologie di birre inglesi dalle sostanziali differenze. All’inizio della sua produzione, difatti, la birra inglese era priva di luppolo. Le così chiamate birre “Ale” erano, e sono, birre particolari dal gusto speziato. Le “Beer”, invece, sono arrivate tempo dopo, quando gli inglesi si sono resi conto che la temperatura del loro paese era perfetta per la coltivazione del luppolo e se ne incominciò quindi la produzione e l’utilizzo.

Bitter Ale: Ad oggi, la Bitter Ale è la birra più famosa conosciuta in Inghilterra. Si tratta di una birra poco alcolica e dal color ambrato, con un particolare gusto di malto e contenente poca anidride carbonica. Il termine bitter, oltre ad indicarne il sapore leggermente amarognolo, ne indica anche la gradazione alcolica. È Bitter difatti una birra avente al di sotto di 4%, Strong o Special Bitter una avente fino ai 4,5% ed è invece denominata ESB (Extra Special Bitter) una birra avente fino a 5,5%.

Le birre più apprezzate: Tra le birre inglesi più apprezzate anche in Italia troviamo sicuramente le Stout, caratterizzate dall’alta fermentazione e dal gusto particolare di malto e orzo tostato, le Barley Wine, particolari per avere un sapore molto vicino a quello del vino e un tasso alcolico molto più alto delle normali birre, le Bitter, le Brown, chiamate così per il loro colore ambrato, le Porter, molto simili alle birre Stout ed, infine, le birre Scotch, aventi un gusto molto caramellato ed una gradazione alcolica considerevole.

Birre inglesi commerciali: Sarebbe senz’altro magico poter sorseggiare una buona birra inglese nei pub più caratteristici dell’Inghilterra, dove c’è la vera e propria usanza di trascorrere del tempo con amici, parenti o magari in tranquilla solitudine, a guardare la partita o semplicemente lavorando, avendo vicini a sé una buona birra appena spillata o servita direttamente in bottiglia.

Ma per quanto ci riguarda, non essendo Londra proprio a portata di mano, per sorseggiare una buona birra inglese, sarà necessario accontentarsi di quelle oggi presenti in commercio. Queste birre, infatti, sono reperibili in qualsiasi punto vendita ben fornito, ma anche e soprattutto online, dove per ordinarle basta un click. Siti come birredamanicomio.com, fattiunabirra.it e cantinadellabirra.it possono aiutare, e di certo non dimenticherete di consultare 1001birre.it, che già dal nome vi sarà facile immaginare la vasta scelta di birre inglesi che potrà presentarvi.

I drink più bevuti al mondo

Quali sono i drink più bevuti al mondo, i cocktail che hanno fatto la storia e continuano a farsi apprezzare, spesso spaziando tra diverse generazioni? Andare a formulare un’unica classifica non è per nulla facile e meno che mai qualcosa di scontato, molto dipende dalla tipologia di locali e naturalmente di clientela, i gusti dei più giovani non coincidono necessariamente con chi ha qualche anno in più, ma possiamo comunque individuare alcuni trend di massima, ormai decisamente ben consolidati, in alcuni casi anche da parecchi anni.

Come per alimenti, bevande e prodotti in genere, anche per i cocktail vengono stilate periodiche classifiche, vediamo quindi quali sono i drink più popolari, quelli più bevuti e richiesti, a livello internazionale e nazionale.

Non ci sono grandi sorprese, tutti i cocktail in classifica si possono definire come dei grandi classici, forti di ricette ben consolidate e di una lunga storia e tradizione. Spesso sono così anziani che la loro genesi non è più qualcosa di certo, ma diventa una sorta di racconto leggendario, in gran parte non verificabile.

Tra i drink più famosi, apprezzati e maggiormente bevuti al bancone del bar, in praticamente tutto il mondo, troviamo di sicuro: l’Old Fashioned, il Negroni, il Daiquiri, il Martini (nella sua versione Dry) e il Gin Tonic, che stanno in buona compagnia con altri grandi nomi, noti ai più. Se ci concentriamo sui gusti degli italiani, si cambia leggermente, con Negroni al primo posto, seguito da Cuba libre, Mojito e Martini Dry. Tra i più giovani, funzionano molto bene anche Sex on the beach (forse sopratutto per il suo nome) e Gin Lemon, altro classico praticamente immortale.

A seguire, sia nella classifica nazionale che in quella internazionale, si trovano poi altri classici senza tempo, come: Manhattan, Aperol Spritz, Bloody Mary, Moscow Mule e Mai Tai. Molti di questi hanno anche una loro versione Virgin, per chi non beve alcolici.

Diversi dei citati drink sono piuttosto semplici, spesso infatti vengono anche preparati a casa, la semplicità è dovuta principalmente all'utilizzo di pochi ingredienti, ma per prepararli al meglio questi andranno sapientemente miscelati e serviti e la cosa è tutt’altro che scontata.

Prendiamo ad esempio l'Old Fashioned, che come altri classici, esiste dall'Ottocento, ed è ancora tra i più bevuti in giro per il mondo, si tratta di un cocktail americano che si basa principalmente sulla presenza di un buon whisky, ma bisogna prestare attenzione a come lo si prepara e serve.

La sua ricetta prevede:

  • 4,5 cl di Bourbon o Rye whisky;
  • 2 o 3 gocce di Angostura;
  • 1 zolletta di zucchero;
  • Acqua frizzante o soda;

Importante sarà anche servirlo nel giusto bicchiere, un tumbler basso, con qualche cubetto di ghiaccio, guarnito con una scorza d’arancia e una ciliegina rossa.

Capire quali sono i cocktail più richiesti può dare informazioni interessanti su vari trend e sull’evoluzione del gusto dell’utenza, che può influenzare non poco le proposte dei locali e dei singoli barman. Ci possono essere cocktail che entrano o escono dal listino, ma può anche capitare, come più volte accaduto in passato, che un cocktail muti, si evolva, cambi ingredienti o dia vita a delle variazioni, capaci in alcuni casi anche di imporsi sull’originale.

Come ogni cosa, anche il modo di bere cambia nel tempo e spesso segue dei veri e propri trend. L’Americano è tra i cocktail che ha saputo più spesso modificarsi e anche far nascere nuove varianti di successo e non a caso è tra i più longevi ed apprezzati nel mondo. Ci da quindi una lezione di resilienza molto importante. Le tradizioni sono importanti, ma l’apertura alla sperimentazione e all’ascolto di cosa chiede la clientela, lo è altrettanto.

Rum agricoli migliori: la differenza con il rum industriale

Hai mai sentito parlare di rum agricolo? Qual è la differenza tra rum industriale e agricolo? Continua a leggere per saperne di più su questo spirito unico, la sua storia e perché sta diventando sempre più popolare. Che tu sia un intenditore di rum o che tu stia appena iniziando ad apprezzarne il consumo, c'è un tipo di rum che si distingue dagli altri: il rum agricolo. Questo articolo, scritto con l’aiuto di Rivoldrink, shop di rum agricoli, ci aiuterà a coprire le varietà di rum che hanno un profilo aromatico distinto e caratteristiche uniche che lo distinguono dai rum tradizionali.

Cos'è il rum agricolo?

Si parla frequentemente di degustazioni di vino in Italia ma se ti dicessimo che puoi conquistare il tuo palato anche con il rum? Il rum agricolo è un tipo di rum prodotto con succo di canna da zucchero fermentato o melassa. Viene distillato direttamente dopo la fermentazione e ha un ABV (volume alcolico) più elevato rispetto al rum tradizionale. Il processo di distillazione rimuove anche alcune delle impurità presenti nel rum normale. Questo rende i rum agricoli più morbidi e saporiti rispetto ad altri tipi di alcolici.

Il rum agricolo è prodotto con soli tre ingredienti: succo di canna da zucchero, acqua e lievito. Questo differisce notevolmente dai rum tradizionali realizzati con melassa o altri sottoprodotti della canna da zucchero. La canna da zucchero utilizzata nei rum agricoli viene coltivata in piccole fattorie a conduzione familiare e raccolta in modo sostenibile per garantire risultati di qualità.

Il processo di fermentazione del rum agricolo differisce anche dai rum tradizionali in quanto avviene per un periodo di tempo più lungo a temperature più basse. Questo processo consente una conversione più lenta degli zuccheri in alcol, risultando in un profilo aromatico più morbido e ricco rispetto alle sue controparti. Inoltre, poiché questo tipo di rum non contiene additivi o coloranti artificiali, conserva la sua naturale tonalità dorata.

La storia del rum agricolo

Il rum agricolo esiste dalla fine del 1800. È stato prodotto per la prima volta a Cuba, dove ha rapidamente guadagnato popolarità grazie al suo sapore unico e all'elevato contenuto alcolico. Negli ultimi anni, altri paesi hanno iniziato a produrre le proprie versioni di rum agricolo, comprese molte isole caraibiche come Barbados, Giamaica, Haiti e Martinica. Questi paesi producono alcuni dei rum di altissima qualità al mondo.

Differenza tra rum industriale e agricolo

Ti trovi mai confuso quando cerchi di decifrare le differenze tra rum, rum agricolo e cachaça? Non sei solo. Mentre tutti e tre possono essere considerati un tipo di rum, ci sono sottili distinzioni tra loro. Esploriamo il background e le caratteristiche di ciascuno in modo che tu possa prendere una decisione informata la prossima volta che ordini una bevanda.

–         Rum: il rum è prodotto con prodotti derivati dalla canna da zucchero come melassa o sciroppo. Viene tipicamente distillato a colonna, quindi invecchiato in botti di rovere per conferirgli il suo sapore caratteristico. Il colore del rum varia a seconda di quanto tempo è stato invecchiato; i rum più leggeri sono generalmente chiari o di colore dorato mentre i rum dal sapore più intenso sono più color caramello. Molto spesso, viene utilizzato come miscelatore in cocktail come Cuba Libres, Pina Coladas, Daiquiris, Mai Tais, Mojitos e altro ancora.

–         Rum Agricolo: è prodotto con succo di canna da zucchero pressato fresco anziché melassa o sciroppo. Questo lo distingue dagli altri tipi di rum in quanto conserva il sapore erbaceo naturale del succo di canna da zucchero fresco, consentendo anche ai distillatori di creare le proprie miscele uniche di sapori sperimentando diverse tecniche di fermentazione e metodi di invecchiamento. Come con altri tipi di rum, quello agricolo è comunemente usato nei cocktail, ma si abbina bene anche con sciroppi dolci per creare una bevanda rinfrescante nelle calde giornate estive.

–         Cachaça: è simile al rum agricolo ma differisce in quanto deve essere prodotto esclusivamente in Brasile utilizzando solo succo di canna da zucchero coltivato localmente, rendendolo uno degli spiriti più iconici del paese. Ha un forte profilo aromatico grazie alla sua elevata gradazione alcolica (tipicamente intorno al 40% ABV). Può essere gustato liscio o con ghiaccio, ma il più delle volte viene utilizzato come ingrediente nei classici cocktail brasiliani come la Caipirinha, dove conferisce al cocktail una profondità e una complessità uniche che non troverai con altri distillati.

Perché dovresti bere rum agricolo

I rum agricoli sono noti per la loro complessità ed equilibrio che li rende perfetti da sorseggiare da soli o da miscelare in cocktail. Ciò che distingue questo tipo dalle altre varietà è la morbidezza: anche se miscelato con altri ingredienti, potrai comunque assaporare le sottili note di vaniglia, caramello e persino sentori di agrumi che rendono questi tipi di rum così popolari tra gli appassionati. Inoltre, poiché è realizzato con solo tre semplici ingredienti, questi rum sono noti per avere livelli molto più bassi di congeneri (o impurità) rispetto ai rum tradizionali, il che può portare a meno problemi nella gestione alcolica.

Vodka: il distillato della purezza

La vodka è uno dei distillati più conosciuti e apprezzati al mondo e viene prodotto dalla distillazione di patate o cereali. In confronto agli altri distillati può essere considerato estremamente anomalo, questo perché se bevande come il gin, la tequila o la grappa durante il processo di distillazione tendono a tirare fuori il più possibile aromi e profumi, la vodka si comporta esattamente al contrario: scopo di questa bevanda, durante il processo di distillazione, è quello di rendersi sempre più pura. Ed è proprio questa sua caratteristica che la rende uno dei prodotti più apprezzati e bevuti in tutto il mondo, al punto tale che, se è vero che la disputa sui natali e le più grandi produzioni sono quelle che avvengono tra Russia e Polonia, anche in altri paesi del mondo si sta iniziando a produrre la vodka. Alla luce di ciò, non è difficile immaginare che esistano tantissimi marchi di vodka; uno dei più famosi e probabilmente anche uno dei più usati non solo nell'impiego di cocktail, ma anche da bere liscia, è la vodka Keglevich, prodotta da un'attenta selezione di grani coltivati vicino alle coste del Mar Baltico.

Come viene prodotta la vodka

Il processo di produzione della vodka parte sempre dalla macinazione dei cereali o delle patate a seconda della tipologia che si sta producendo. Una volta macinata la materia prima si procede alla sua fermentazione attraverso l'aggiunta di lieviti accuratamente scelti e selezionati, portandola a una gradazione alcolica di circa 8 gradi. Terminata questa fase si passa a quella vera e propria della distillazione: il composto viene messo a scaldare e il suo vapore raccolto all'interno di un refrigeratore in cui si va a condensare. Una volta compiuto questo processo si procede alla seconda distillazione, che è quella necessaria a ripulire il prodotto da sostanze più pesanti. Da questo momento in poi ci saranno tante distillazioni, in base al grado di purezza che la casa produttrice della vodka ha intenzione di ottenere, risulta chiaro che tanto più la vodka sarà distillata, più il suo sapore tenderà alla neutralità, un aspetto che le conferisce un grande pregio. Per quanto riguarda la sua gradazione alcolica questa deve partire da circa 38 gradi, le più pregiate hanno una gradazione che si attesta attorno ai 40 gradi, ma ne esistono alcune che possono arrivare a cifre davvero alte, salendo al di sopra dei 90°.

Come bere la vodka

Se distillati come il rum o il whisky danno vita a veri e propri rituali di meditazione, con strumenti appositi per poterne carpire tutti gli odori, i sapori e i sentori, questo non vale per la vodka. Questo distillato è infatti una bevanda che va servita fredda, ma non gelata, in bicchierini comunemente chiamati "da chupito". Una volta messo il prodotto al suo interno, non bisognerà assaporarlo, non bisognerà odorarlo ma bisognerà semplicemente berlo tutto d'un fiato. Se si preferisce si può anche optare per un cocktail a base di vodka, che, proprio grazie alla neutralità del suo sapore, ben si presta a essere impiegato in altre preparazioni.

Le bollicine da scegliere per le feste di Natale

Novembre è iniziato ed è già arrivato il momento di organizzare il cenone della vigilia di Natale e il pranzo del 25. Si tratta, infatti, di due occasioni molto importanti che vale la pena di preparare in anticipo e soprattutto con molta attenzione. Ciò vuol dire fra l’altro scegliere il menù giusto e, soprattutto, trovare i vini migliori per degli abbinamenti perfetti. Che si tratti di un pranzo o di una cena, in effetti, le bollicine dovrebbero essere sempre protagoniste, e a volte sono in grado addirittura di accompagnare un pasto intero. Certo, è fondamentale scegliere le bollicine ideali per il momento più appropriato: per fortuna la tradizione italiana mette a disposizione un vasto assortimento di spumanti da gustare dal momento dell’aperitivo a quello del dolce.

Aperitivo e antipasti: quali sono le bollicine migliori?

Se si vuole inaugurare la cena di Natale – come si suol dire – con il botto, c’è bisogno di una bottiglia che abbia la capacità di sbalordire tutti gli invitati. Le bollicine ideali per l’aperitivo e per gli antipasti devono essere di prestigio, meglio se italiane. Ecco, allora, che si può puntare su un Franciacorta Brut o su un Prosecco sia in abbinamento con degli antipasti di mare, come per esempio le tartine di pesce, ma anche con i tipici stuzzichini salati: spazio ai formaggi, meglio se non eccessivamente erborinati o stagionati come il Parmigiano Reggiano, così come ai salumi, a patto che non siano molto speziati (la mortadella e il prosciutto vanno più che bene). Ma un’altra proposta che merita di essere presa in considerazione è quella dello spumante extra brut da uve Pinot Nero, metodo classico. Tutti quelli che abbiamo citato sono vini che si contraddistinguono per un perlage elegante e al tempo stesso fine; in più vantano profumi eleganti e piacevoli, soprattutto fruttati, in grado di valorizzare il momento iniziale della cena.

I primi piatti: le proposte da considerare

Il Prosecco Brut è essenziale anche quando in tavola vengono portati primi piatti in cui il pesce è protagonista. Dopo averlo stappato per l’aperitivo, infatti, questo vino è adatto a tutte le portate dal sapore di mare, ma ovviamente non per il dolce. Non si può non apprezzare il suo gusto secco e armonico, che impreziosito da profumi floreali eleganti ben si abbina a un risotto ai frutti di mare o a un piatto di spaghetti allo scoglio. Altri accostamenti consigliati sono quelli con i primi ai funghi, alle verdure o ai tartufi. Il Trento DOC Brut è un’altra eccellenza degli spumanti nostrani, e va bene in presenza di primi dal gusto delicato.

I secondi di carne e di pesce

Si può osare con etichette molto importanti quando si passa ai secondi. Nel caso in cui in tavola venga servita una frittura di pesce, conviene propendere per un Franciacorta Satèn, che ha la capacità di pulire e di sgrassare il palato. Questo vino, per altro, è adatto anche ad altri piatti di pesce a carne bianca, come la triglia, il merluzzo, il branzino e la sogliola, che hanno un gusto delicato e leggero, oltre che al salmone, al capitone e al baccalà. Se i secondi di pesce sono più saporiti e corposi, invece, ci vuole un Franciacorta Rosè. Per un menù in cui sono presenti delle carni bianche, gli appassionati di bollicine possono vedere assecondati i propri gusti con un Trento DOC Brut Riserva Millesimato, morbido e pieno, oppure con un Blanc de Noir da uve Pinot Nero, metodo classico.

Il dolce

Infine per il dessert il consiglio è di scegliere un Asti Spumante che impreziosisce qualunque dolce, dal panettone al pandoro. In alternativa, ecco una meraviglia come il Ca' del bosco, vino che viene realizzato in un territorio di cui fanno parte otto paesi della Franciacorta, da vigne che hanno oltre 40 anni e che offrono le uve migliori di Cabernet Sauvignon, di Cabernet Franc, di Merlot, di Pinot Nero, di Pinot Bianco e di Chardonnay. Lo spumante Ca’ del Bosco, con la DOCG Franciacorta, è realizzato con un metodo unico che si rivela esclusivo sin dal momento della selezione degli acini fino alla fase di lavaggio dei grappoli, sottoposti anche a un idromassaggio.

Le migliori cantine ed esperienze di degustazione in Italia

L’interesse e in molti casi l’autentica passione per il mondo del vino è in aumento. Sempre più persone non si limitano ad apprezzare una buona bottiglia, ma desiderano avere più informazioni sulla sua provenienza. Il vino permette di creare un ponte molto stimolante tra turismo ed enogastronomia e di andare per chi lo desideri, alla scoperta del territorio e delle tradizioniSempre più cantine e vigne aprono a visite e degustazioni e questo tipo di esperienze vanno decisamente per la maggiore, sia tra gli italiani che tra i turisti stranieri, che spesso riconoscono e apprezzano il nostro paese anche per le sue eccellenze enogastronomiche.

Ogni regione ha i suoi vini e le sue location, tutte da esplorare e scoprire. Ad esempio puoi scoprire le cantine e degustazioni di vini sul lago di Garda con www.nowmyplace.com, sito dedicato proprio alle esperienze in quel particolare territorio.

Le cantine più belle d’Italia

Elencare le cantine più belle d’Italia sarebbe impossibile se l’obbiettivo fosse quello di essere completamente esaustivi. Si possono però, senza dubbio, segnalare alcune cantine particolarmente interessanti tra quelle visitabili, per degustazioni o altre attività. In pratica ogni regione d’Italia ha la sua Top10 di cantine particolarmente degne di nota, ma ci limitiamo a indicarne 5 davvero imperdibili, sperando di non scontentare nessuno. Iniziamo con una delle più rinomate, la cantina Donnafugata a Marsala in Sicilia. La sua storica sede, con edifici che risalgono al 1851 è visitabile tutto l’anno e oltre ad essere una meta apprezzabile per gli amanti del buon vino è interessante anche per gli appassionati di archeologia industriale.

Il momento migliore per programmare una visita in questa cantina è probabilmente l’estate, il 10 agosto ad esempio vi si organizza l’evento Calici di Stelle, davvero da non perdere. La seconda cantina che consigliamo di visitare è quella della Tenuta Castelbuono in Umbria, tra i comuni di Montefalco e Bevagna.

La location è molto particolare e apprezzabile da chi ama l’architettura, nascendo da un progetto di Arnaldo Pomodoro. La sua grande cupola ricoperta di rame, ricorda il carapace di una tartaruga e rende questo luogo unico nel suo genere.

Nell’entroterra di Piombino c’è invece la Cantina Petra, con progetto firmato da Mario Botta. La sua struttura è stata scavata nella collina e si fonde perfettamente con il territorio circostante. La tenuta è visitabile e si potrà effettuare un percorso che si snoda tra la zona di pigiatura, la sala degli acciai e le barricaie. Sarà un’esperienza davvero memorabile. Le Aziende Vitivinicole Ceretto in Piemonte sono un’altra destinazione decisamente consigliata per vivere una bella esperienza di scoperta di grandi vini e splendidi territori. Il progetto della struttura è firmato in questo caso dagli architetti torinesi Luca e Marina Deabate e caratterizzato da un originale cubo di vetro.

Tutto è molto decorato, colorato e luminoso, anche grazie all’intervento di vari artisti, come David Tremlett e Sol LeWitt. Una destinazione perfetta quindi non solo per chi ama bere bene, ma anche per chi apprezza arte e architettura. Concludiamo questa breve lista con la Cantina Allegrini nella Valpolicella, in Veneto, ospitata in una villa del 1560. Una lussuosa dimora di campagna, oggi scelta sempre più spesso come location per matrimoni e altri eventi. Un luogo dove rilassarsi e ristorare occhi, mente e naturalmente anche palato.

Scopriamo il Brunello di Montalcino, la migliore espressione Sangiovese grosso

Insieme a Barolo e Barbaresco, la città di Montalcino con le sue colline attorno, a una ventina di chilometri a sud di Siena, è considerata una delle mete di ogni appassionato di vino che si voglia definire tale. Il Sangiovese che cresce qui è chiamato Sangiovese Grosso o volgarmente Brunello. I suoi acini piccoli e la buccia più spessa producono un vino più scuro e tannico del Sangiovese con cui si produce, ad esempio, il Chianti, più a nord tra le colline fiorentine. Il terroir di Montalcino è perfetto per i grappoli di Sangiovese Grosso. Le colline a nord sono costituite da terreni ricchi di calcare e galestro, che permettono di produrre vini più strutturati. Le colline a sud sono argillose e danno vini più corposi, ma sia a nord che a sud, la maggior parte dei viticoltori si posiziona a metà collina, dove il drenaggio è ideale e le brezze accarezzano le viti rinfrescando dalla calura estiva.

Brunello di Montalcino: scopriamo questo vino

Negli anni 70, nella zona del Chianti si assistette ad un abbassamento della qualità media a fronte di un grande aumento della produzione, ma questo non successe a Montalcino, dove la famiglia Biondi Santi, il maggior esponente del Brunello, lo preservò da quella che sembrava una corsa verso un burrone. Biondi Santi è forse la più prestigiosa cantina che produce Brunello di Montalcino, i costi e la disponibilità delle sue etichette ne sono la prova. Un'altra ragione dello status di prestigio di questo vino è che il Brunello di Montalcino è sempre stato al 100% Sangiovese e non ha mai ceduto alle tentazioni dei famosi vitigni internazionali che in altre zone della Toscana diedero vita al fenomeno dei Supertuscan. Il Brunello di Montalcino è un vino che da sempre è noto per migliorarsi con un lungo invecchiamento ed infatti, secondo il rigido disciplinare del Brunello di Montalcino, i vini Brunello devono essere invecchiati per cinque anni prima della commercializzazione, di cui due anni in rovere e quattro mesi di affinamento in bottiglia. Un tempo era abbastanza comune utilizzare le barrique (o botti piccole), ma oggi sempre più produttori invecchiano il loro Brunello in grandi botti nuove o in rovere più vecchio, per non influenzare le peculiarità del Sangiovese.

Al suo apice, in condizioni di conservazioni perfette, il Brunello di Montalcino è un vino espressivo, corposo e complesso, ricco di frutta rossa quali la ciliegia e di note scure come cuoio e tabacco. C’è una curiosità che ho sentito dire più volte, ma di cui non conosco la genesi, questa dice che attraverso un bicchiere di Brunello si possa leggere la Gazzetta dello Spor, che è nota per avere un fondo rosa e quindi meno contrastata di un normale quotidiano. Il Brunello di Montalcino è dotato di buona dose di acidità oltre che piuttosto tannico garantita dalla spessa buccia dell’uva con cui è prodotto. Fino ai dieci anni dalla vendemmia, i Brunello di Montalcino conservano una buona parte fruttata, lasciando poi spazio alle note più scure, quali il cuoio, le spezie ed il tabacco.

I vini chiamati Rosso di Montalcino sono essenzialmente dei vini a base di Sangiovese senza tutta la selezione e l’invecchiamento del Brunello di Montalcino. Sono vini quindi più giovani, vivaci e invecchiati solo un anno, per essere meno costosi e più semplici da bere.

Oggi Montalcino è in grande fermento dopo le evoluzioni ai vertici delle maggiori aziende. Infatti, gli ultimi decenni hanno visto acquisizioni e cambi di proprietà nelle maggiori cantine della zona. Questa scossa ai vertici è stata accompagnata da una pioggia di giovani viticoltori, che si orientano, come tipico dei giovani, verso il biologico, il biodinamico, alla ricerca di nuovi sentieri verso il successo.

Come scegliere la Cantinetta per il Vino?

Chiunque sia un appassionato di vini si sarà trovato almeno una volta a domandarsi quale sia il luogo ideale in cui conservarli per mantenere inalterate le loro proprietà organolettiche. In assenza di una cantina o di spazio in una stanza interrata fresca ed asciutta, è possibile ricorrere all'acquisto di una cantinetta frigorifero per il vino. Le cantinette per vino, che sono disponibili in commercio in vari modelli come ad esempio a libera installazione, da incasso e da semi-incasso, sono la scelta ideale sia per gli esperti che per i semplici appassionati alla ricerca di una soluzione per preservare i propri vini da qualunque tipo di alterazione. 

Cosa valutare nella scelta della cantinetta perfetta

Prima di scendere nel dettaglio delle caratteristiche che una cantina vino da incasso o a libera installazione deve possedere è importante fornire una panoramica delle suddette. Tra i fattori che contribuiscono alla qualità di una cantinetta vino è il caso di citare le dimensioni, la capacità in bottiglie, i materiali di realizzazione e la possibilità di impostare la temperatura e l'umidità del dispositivo in base alla tipologia di vino e alle proprie esigenze specifiche. 

Dimensioni e luogo dove collocarla

Il primo fattore da tenere in considerazione è la dimensione della cantinetta vino. Le dimensioni sono importanti soprattutto nel caso in cui si decida di acquistare una cantinetta da incasso, così da poterla integrare con facilità nel mobilio già presente, ma possono risultare rilevanti anche per le cantinette a libera installazione.

Per quanto riguarda invece il luogo in cui posizionarla, è essenziale che la cantinetta sia tenuta a debita distanza da eventuali fonti di calore e lontano dai raggi del sole diretti.

Regolazione della temperatura e dell’umidità

Per conservare al meglio i vini all'interno della cantinetta è indispensabile avere la possibilità di regolare a piacimento sia la temperatura che il grado di umidità. Le cantinette vino più moderne, ad esempio, sono caratterizzate da un doppio piano per la conservazione di vini diversi, e permettono di impostare una temperatura compresa tra i 5° e i 20°.

L'umidità, che invece deve essere regolata per evitare che i tappi si secchino o che il vino evapori, deve attestarsi tra il 50% e l'80%.

Capienza: quante bottiglie deve contenere

Quando si parla di capienza in relazione ad una cantinetta vino si fa riferimento al numero di bottiglie che quest'ultima è in grado di contenere. Le cantinette frigorifero in commercio vanno dai modelli più piccoli, che possono contenere fino ad un massimo di 10 bottiglie, per arrivare ai modelli di grandi dimensioni, in grado di conservare anche fino a 50 bottiglie.

Materiali e Design

Ultimo fattore da considerare è infine il materiale della cantinetta vino. La maggior parte dei modelli moderni è realizzata in acciaio inox o in alluminio temperato, materiali che resistono agli urti e durano a lungo nel tempo, ma non mancano le cantinette che combinano questi materiali a dettagli in plastica. Per quanto riguarda i ripiani, invece, è preferibile che siano realizzati in legno per assorbire e ridurre le vibrazioni del compressore.

Come prendersi cura di un vigneto?

Scopriamo insieme come prendersi cura di un vigneto in questo articolo.

Se sei capitato in questo articolo probabilmente è perché sei un appassionato di vino e hai deciso di fare un passo insolito, magari hai scelto di trasformare questa tua passione in un lavoro oppure di dedicargli ancora più spazio nella tua vita creando un vigneto. Ovviamente sappiamo bene che per un vigneto c’è necessità di molto spazio e di molti soldi da investire ma se quello che vuoi è iniziare a famigliarizzare con la vite ed imparare a prendertene cura allora sei capitato nel posto giusto. In fondo le grandi imprese nascono a piccoli passi e lo sa bene la Kellerei Kaltren, una viticoltura e un’organizzazione creata da 400 piccoli viticoltori che lavorano tutti insieme alla produzione dei loro vini. Andiamo a scoprire in questo articolo come iniziare e scopri se questa è l’attività più giusta per te.

Da dove iniziare?

Il primo passo da compiere è quello di trovare il terreno, per iniziare puoi anche affidarti ad un piccolo spazio non è necessario acquistare un terreno grandissimo anche perché come ti abbiamo già fatto presente c’è bisogno di budget sia per iniziare sia per mantenere attiva l’attiva. Trovato il tuo spazio dovrai valutare il clima che hai a disposizione e consultarti con un agronomo che analizzando il tuo terreno saprà indicarti la varietà di uva più adatta da coltivare. Per quanto riguarda il clima, la vite ha bisogno di trovarsi in una posizione altamente soleggiata ed ha bisogno di un clima asciutto. È necessario inoltre assicurarsi un buon drenaggio perché la vite non sopporto i ristagni di acqua e marcisce facilmente.

Piantare la vite

Create dei solchi di circa 60 cm e fertilizzate tutto con concime organico. Appena avrete eseguito questo passaggio allora potrete piantare le barbatelle. Il periodo migliore per piantare è ottobre e novembre, e poi marzo.

Il primo anno di vita

Il primo anno di vita la pianta ha bisogno di molte cure, sarà necessario irrigarla con regolarità, donarle il fertilizzante specifico a base di azoto, eliminare le erbacce che potrebbero nascere nel tempo.

Quando si raccoglierà l’uva?

L’uva si potrà raccoglierla a partire dal quarto anno di età della pianta e sarà di buona qualità, si stima però che generalmente un’ottima uva sarà pronta solamente dal 10 anno. Quindi non meravigliarti se nel frattempo l’uva prodotta non sia eccellente come ti aspettavi.

Cure da dedicare alla pianta

Per tutta la sua vita la vite avrà bisogno di essere curata adeguatamente con tante piccole attenzioni. Sarà necessario eseguire una potatura regolare, proteggerla con le adeguate protezioni, fare attenzione alla comparsa di eventuali malattie e molto altro. Prendersi cura di una vite non è un gioco ma richiede sacrificio, pazienza e impegno costante ogni giorno. Dovrai perciò veramente dedicarti a questa passione al 100% se vorrai ottenere degli ottimi risultati.