Insieme a Barolo e Barbaresco, la città di Montalcino con le sue colline attorno, a una ventina di chilometri a sud di Siena, è considerata una delle mete di ogni appassionato di vino che si voglia definire tale. Il Sangiovese che cresce qui è chiamato Sangiovese Grosso o volgarmente Brunello. I suoi acini piccoli e la buccia più spessa producono un vino più scuro e tannico del Sangiovese con cui si produce, ad esempio, il Chianti, più a nord tra le colline fiorentine. Il terroir di Montalcino è perfetto per i grappoli di Sangiovese Grosso. Le colline a nord sono costituite da terreni ricchi di calcare e galestro, che permettono di produrre vini più strutturati. Le colline a sud sono argillose e danno vini più corposi, ma sia a nord che a sud, la maggior parte dei viticoltori si posiziona a metà collina, dove il drenaggio è ideale e le brezze accarezzano le viti rinfrescando dalla calura estiva.
Brunello di Montalcino: scopriamo questo vino
Negli anni 70, nella zona del Chianti si assistette ad un abbassamento della qualità media a fronte di un grande aumento della produzione, ma questo non successe a Montalcino, dove la famiglia Biondi Santi, il maggior esponente del Brunello, lo preservò da quella che sembrava una corsa verso un burrone. Biondi Santi è forse la più prestigiosa cantina che produce Brunello di Montalcino, i costi e la disponibilità delle sue etichette ne sono la prova. Un'altra ragione dello status di prestigio di questo vino è che il Brunello di Montalcino è sempre stato al 100% Sangiovese e non ha mai ceduto alle tentazioni dei famosi vitigni internazionali che in altre zone della Toscana diedero vita al fenomeno dei Supertuscan. Il Brunello di Montalcino è un vino che da sempre è noto per migliorarsi con un lungo invecchiamento ed infatti, secondo il rigido disciplinare del Brunello di Montalcino, i vini Brunello devono essere invecchiati per cinque anni prima della commercializzazione, di cui due anni in rovere e quattro mesi di affinamento in bottiglia. Un tempo era abbastanza comune utilizzare le barrique (o botti piccole), ma oggi sempre più produttori invecchiano il loro Brunello in grandi botti nuove o in rovere più vecchio, per non influenzare le peculiarità del Sangiovese.
Al suo apice, in condizioni di conservazioni perfette, il Brunello di Montalcino è un vino espressivo, corposo e complesso, ricco di frutta rossa quali la ciliegia e di note scure come cuoio e tabacco. C’è una curiosità che ho sentito dire più volte, ma di cui non conosco la genesi, questa dice che attraverso un bicchiere di Brunello si possa leggere la Gazzetta dello Spor, che è nota per avere un fondo rosa e quindi meno contrastata di un normale quotidiano. Il Brunello di Montalcino è dotato di buona dose di acidità oltre che piuttosto tannico garantita dalla spessa buccia dell’uva con cui è prodotto. Fino ai dieci anni dalla vendemmia, i Brunello di Montalcino conservano una buona parte fruttata, lasciando poi spazio alle note più scure, quali il cuoio, le spezie ed il tabacco.
I vini chiamati Rosso di Montalcino sono essenzialmente dei vini a base di Sangiovese senza tutta la selezione e l’invecchiamento del Brunello di Montalcino. Sono vini quindi più giovani, vivaci e invecchiati solo un anno, per essere meno costosi e più semplici da bere.
Oggi Montalcino è in grande fermento dopo le evoluzioni ai vertici delle maggiori aziende. Infatti, gli ultimi decenni hanno visto acquisizioni e cambi di proprietà nelle maggiori cantine della zona. Questa scossa ai vertici è stata accompagnata da una pioggia di giovani viticoltori, che si orientano, come tipico dei giovani, verso il biologico, il biodinamico, alla ricerca di nuovi sentieri verso il successo.